Quanto costano i Buoni Pasto alle Aziende?

Ago 1, 2024 | Buoni Pasto, News, Welfare Pellegrini

Utilizzati da circa 3 milioni e mezzo di persone con un giro d’affari di 4 miliardi di euro (dati aggiornati ANSEB al 2024), i buoni pasto sono, fin dagli anni ’70, fra i benefit aziendali più noti e apprezzati dai lavoratori in Italia.

Nati come servizio sostitutivo della mensa all’interno delle aziende, si sono affermati sempre più come un vero e proprio benefit a difesa del potere d’acquisto di dipendenti e lavoratori autonomi, in grado di supportarli nell’acquisto di beni alimentari.

Scegliere in piena libertà come passare la pausa pranzo è di per sé positivo, ma se poi i buoni pasto possono essere utilizzati, oltre che in bar e ristoranti, anche per fare la spesa al supermercato, fare acquisti online o per il food delivery, la convenienza per i lavoratori è ancora maggiore.

Ma, come tutti gli strumenti per il welfare aziendale (buoni acquisto erogati sotto forma di fringe benefits o piattaforme per l’erogazione di piani welfare aziendali), i buoni pasto rappresentano soprattutto una rilevante fonte di risparmio per l’azienda così come per i dipendenti.

Vediamo nell’articolo di oggi come, utilizzando i buoni pasto, i datori di lavoro possano ridurre sensibilmente i costi sostenuti dall’azienda e, allo stesso tempo, attribuire ai propri dipendenti un risparmio fiscale e un maggior potere d’acquisto rispetto alla scelta di erogare, per esempio, un’indennità (ossia una somma di denaro) in busta paga in assenza di mensa aziendale.

Semplificando molto, il buono pasto consente a datore di lavoro e lavoratore risparmi sotto diversi profili, come possiamo leggere nell’Art. 51 comma 2 lett. c) del TUIR e nel DL 112/2008, art. 83, comma 28bis.1

Infatti:

  • I buoni pasto sono totalmente deducibili fino a €8,00 al giorno se in formato elettronico, €4,00 al giorno in formato cartaceo;
  • Entro gli stessi limiti, i buoni pasto non costituiscono reddito imponibile del lavoratore, godono della totale esenzione fiscale e contributiva tanto per il datore di lavoro quanto per il dipendente;
  • Sono esclusi dal ricalcolo dei ratei di TFR, 13ma, 14ma, ecc.;
  • L’IVA è detraibile al 100% con aliquota agevolata per le aziende al 4%.

Ricordo infine che per i liberi professionisti e le ditte individuali senza dipendenti, la deduzione dei costi sostenuti per l’acquisto dei buoni pasto è ammessa, ai fini delle imposte dirette, nella misura del 75%, e per un importo massimo nel limite del 2% del fatturato, mentre le regole concernenti l’IVA rimangono le stesse salvo l’applicazione di un’aliquota  al 10% (l’IVA applicabile è quella relativa a prestazioni alberghiere e a somministrazione di alimenti e bevande).

Quanto risparmia l’azienda con i buoni pasto?

Immaginiamo di voler erogare un buono pasto elettronico del valore facciale di €8,00 (valore max deducibile) in un’azienda con 10 dipendenti per un anno.

Considerando in un anno una media di 220 giorni lavorati a dipendente (20 giorni al mese per 11 mesi, tolte le assenze, ferie, malattie, ecc.), fornire buoni pasto ai propri dipendenti costerà all’azienda €17.600,00 (ovvero €1,760,00 x10 dipendenti).

Riconoscendo lo stesso importo in busta paga come indennità o semplice aumento, il costo per l’azienda sale a €28.670,40 (vedi la tabella riepilogativa sotto!).

Utilizzando i buoni pasto elettronici, l’azienda consegue un risparmio di €11.070,40, tra tasse, oneri previdenziali, ricalcoli per ratei TFR, 13ma, 14ma, ecc., pari a quasi il 40% della spesa complessivamente sostenuta.

La simulazione si riferisce ad una situazione standard il cui risultato può oscillare, sì, ma solo marginalmente.

Risparmio Buoni Pasto Elettronici

Quanto aumenta il potere d’acquisto dei dipendenti con i buoni pasto?

L’utilizzo di uno strumento welfare come i buoni pasto al posto di un’indennità in busta paga si traduce anche in un maggiore potere d’acquisto che l’azienda è in grado di trasferire a vantaggio dei suoi dipendenti. Infatti, l’erogazione in busta paga, a differenza dei buoni pasto, deve tener conto degli oneri previdenziali e dell’IRPEF a carico del lavoratore.

Riprendendo l’esempio di prima, anche erogando €8,00 netti sul cedolino al giorno (spendendone, peraltro, oltre €13,00), di fatto in tasca al lavoratore ne arriveranno solo circa €5,04 (anche meno nel caso di aliquote IRPEF più elevate).

In un anno, il dipendente che usufruisce dei buoni pasto elettronici avrà €651,20 in più da spendere, pari ad un aumento di potere d’acquisto del 59% rispetto ai €1.108,80 che avrebbe percepito direttamente in busta paga.

Potere d’acquisto del lavoratore

In conclusione, utilizzando i buoni pasto come benefit, l’azienda potrà unire il guadagno derivante dalla riduzione dei costi sostenuti alle maggiori possibilità di spesa messe a disposizione dei suoi dipendenti, con effetti positivi sul clima aziendale e il benessere dei lavoratori.

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